LO HIGH LEVEL GROUP DELLA COMMISSIONE EUROPEA CHIEDE PIU’ TRASPARENZA SULLE PIATTAFORME ONLINE

EUROPA.

Il rapporto dell’High Level Group, prodotto con giorni di discussioni serrate, riconosce che le «fake news», male pur ancora limitato per dimensioni, sono sindrome fondata nella crisi di sfiducia che oppone opinione pubblica, élite, intellettuali, polarizzando contro ogni idea, o evento, che contraddica il credo del momento (il lettore troverà nelle cronache politiche italiane in corso abbondante materiale documentario in questo senso).
La malattia è il rancore e la sfiducia tra noi, che uno studio Rand chiama con amarezza «decadenza della verità», il sintomo la disinformazione. Per questo il Rapporto Ue parla di e-education, ripartire dalle scuole per insegnare come informarsi, criticamente, online, chiedendo ai media trasparenza, per esempio su bilanci e pubblicità (troppi siti lucrano pubblicità per padroni occulti), offrendo così ai cittadini e ai giornalisti (anche con corsi di formazione su Big Data e reti) le informazioni necessarie per fiutare e sradicare le notizie false, difendendo un ecosistema aperto all’informazione. Le grandi piattaforme, Facebook, Google, Twitter, Apple, non devono prosciugare le voci minori, né moltiplicare a pagamento la disinformazione, ma promuovere la diversità e le fonti autentiche.

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The multi-dimensional approach recommended by the HLEG is based on a number of interconnected and mutually reinforcing responses. These responses rest on five pillars designed to:

# enhance transparency of online news, involving an adequate and privacy-compliant sharing of data about the systems that enable their circulation online;
# promote media and information literacy to counter disinformation and help users navigate the digital media environment;
# develop tools for empowering users and journalists to tackle disinformation and foster a positive engagement with fast-evolving information technologies;
# safeguard the diversity and sustainability of the European news media ecosystem, and
promote continued research on the impact of disinformation in Europe to evaluate the measures taken by different actors and constantly adjust the necessary responses.

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