PER I TRIBUNALI FRANCESI FACEBOOK NON PUO’ CENSURARE L’ARTE (NEMMENO IL NUDO)

FRANCIA.

Il tribunale – che ha ascoltato le argomentazioni del caso il mese scorso – ha dichiarato nella sua decisione che Facebook non ha adempiuto ai propri obblighi contrattuali nei confronti dell’utente, poiché ha disattivato l’account “senza concedere a Frédéric Durand un ragionevole periodo di preavviso e senza specificare le ragioni per questa disattivazione”. Da Parigi si è anche stabilito che i contratti tra Facebook e gli utenti francesi sono vincolati dalla legge francese sui consumatori e che le controversie legali tra gli utenti francesi e la società di social media ricadono sotto la giurisdizione della Francia, e non della California, stabilendo così un precedente legale. Eppure tutte le richieste di Durand sono state respinte. L’affermazione di Durand per la quale Facebook avrebbe chiuso il suo account per la pubblicazione dell’immagine è stata giudicata “infondata”, dalla sentenza. E così niente 20mila euro di risarcimento.
Oggi, a seguito di un cambiamento di politica, il social media consente di postare immagini di arte raffiguranti figure nude, anche se alcuni lavori continuano a innescare gli algoritmi di censura, come è accaduto recentemente per la Venere di Willendorf.
In una dichiarazione rilasciata ieri, la direttrice degli affari pubblici di Facebook Francia ed Europa, Delphine Reyre, ha affermato che Facebook ha preso atto della sentenza e ha anche ribadito che il dipinto di Courbet ora ha un posto nel sito. L’avvocato di Durand, Stéphane Cottineau, ha invece affermato all’AFP che si continuerà a combattere: “Non possiamo trattare grandi artisti come pornografi, specialmente se pensiamo a questo dipinto, che è un inno alla donna”.

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“Facebook ha sbagliato a chiudere senza preavviso il profilo social del professor Frédéric Durand colpevole di aver pubblicato un’immagine del dipinto L’origine du monde di Gustave Courbet”. Una sentenza che potrebbe a suo modo far storia, nel sempre più vasto universo dei social network, in particolare del re del genere, guidato da Mark Zuckerberg. Già, perché soprattutto chi ha a che fare con il mondo dell’arte si è sicuramente dovuto scontrare con le rigidezze di Facebook, che spesso considera “pornografiche” o comunque sconvenienti immagini di opere d’arte contenenti nudi pubblicate sulle pagine degli utenti: giungendo a sospendere ed in casi estremi cancellare gli account “colpevoli” di pubblicarle. È Quanto accaduto – ne abbiamo parlato anche noi – a un insegnante francese, Frédéric Durand, il quale però non l’ha presa bene e ha deciso di trascinare il social in tribunale.
Pietra dello “scandalo”? Un classico del genere, la realistica raffigurazione di una vagina in primissimo piano conservata al Musée d’Orsay di Parigi, per aver postato la quale l’account di Durand fu disattivato nel 2011 “senza avvertimenti o giustificazioni“. Ora è arrivata la pronuncia del tribunale francese, che in termini generali conviene che Facebook è in colpa e che la pubblicazione di un’opera d’arte non può essere motivo di sanzioni, ed è questo che vale come indicazione di giurisprudenza, e c’è da sperare che spinga la creatura di Zuckerberg a rivedere drasticamente la propria policy in materia. Nel caso specifico, tuttavia, la corte non l’ha condannato a pagare la penalità di 25mila dollari richiesta dall’avvocato di Durand per risarcire i danni al suo cliente, adducendo a motivazione il fatto che l’utente ha potuto immediatamente creare un suo nuovo profilo. Ma Durand, e il suo legale Stéphane Cottineau, non si dichiarano soddisfatti, e annunciano appello…

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#CENSURE AVEVA GIA’ PARLATO DELLA VICENDA

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